Curare,venire in aiuto, guarire…La missione non cambia
“Medicina” deriva dal latino “Medeor – Mederi” che significa “curare, venire in aiuto, guarire, risanare.”, nel suo continuo divenire Arte Medica è sempre stata al passo con i tempi. Nella genesi storiografica non si possono dimenticare le intuizioni di Ippocrate di Kos che, nel 460 a.C., ha messo le basi della Medicina moderna. In realtà l’esclusiva dipendenza Teurgica della Medicina era già stata messa in discussione nell’Olimpo, allorquando Esculapio (figlio di Apollo) comincia a curare e a resuscitare i morti; tale sua propensione sollevò lira di Zeus che lo colpì con un fulmine. Il “Corpus Ippocraticum” rappresenta la svolta ed è, di fatto, il rimo trattato della Medicina Moderna nel quale sono state poste le basi del modus vivendi, dell’evidenza clinica, della eziopatogenesi, della terapia e, soprattutto, sono state create le condizioni per la teorizzazione della trasmissione della cultura medica. Ne è conseguita una immediata evoluzione, tanto che Probo ha apportato, alla morte del Maestro, una nuova linfa culturale con la “Teoria degli Umori”.
Negli anni a seguire si è assistito alla proliferazione delle Scuole di Medicina e non certo possiamo ignorare la scuola di Platone (428 a C) e/o la scuola di Galeno di Pergamo (129 — 216 d.C.), a quest’’ultimo il merito di aver fatto una necessaria sintesi del connubio didatti- co tra assistenza e ricerca. Nel suo naturale evolversi l’arte medica (perché di arte si parla e non di un futile mestiere) si è avvalsa degli strumenti disponibili, basti pensare al proliferare del medioevo del “medicamentum” o all’evoluzione delle varie branche della medicina che si sono, successivamente, concretizzate con la formalizzazione delle varie “specializzazioni”.
La figura del Medico nel tempo si è trasformata, il “Generalista” ha lasciato spazio al “Medico Specialista” ed è d’obbligo un riconoscente pensiero ai Medici Generici di un tempo, che, nel loro quotidiano, facevano i miracoli (dai parti a domicilio, alle suture più impensate, alle estrazioni dentarie etc.).
Anche le strutture ospedaliere non sono rimaste insensibili al cambiamento: si è infatti passati dal concetto di “Ospedale generalista” a quello di “Ospedale a vocazione specialistica e super specialistica”. In tutto questo divenire è fuori discussione che, da sempre, la fanno da padrona gli “strumenti a disposizione” del quotidiano.
Per molti anni gli unici strumenti a disposizione sono stati la dissezione settaria, la digito-percezione, il fonendoscopio, il martelletto neurologico, il bisturi e qualche medicamento; di essi bisognava aver contezza e dimestichezza e su di essi si è costruita la semantica, la semeiotica ed il ragionamento clinico.
Grazie ad essi è stato possibile curate le malattie e, partendo da essi, i Maestri hanno formato i loro Allievi.
Negli ultimi secoli l’evoluzione tecnologica ha imposto nuove strategie ed ha sconvolto l’arte medica, basti pensare all’approccio diagnostico (da qui l’intuizione del Prof Umberto Veronesi allorché, tanti anni fa, ebbe a dire a noi Allievi che la Medicina del futuro si sarebbe basata sulla diagnosi), al evoluzione della chirurgia che ¢ sempre meno open, all’apporto della robotica, all’evoluzione delle terapie che sono sempre più personalizzate e condizionate dai fenotipi patologici, alle nuove frontiere delle procedure interventistiche.
Grazie ai forum ed ai format scientifici tutte le esperienze, nel tempo, sono state messe a disposizione dei “data base” ed è nata la “Medicina basata sull’evidenza”.
L’integrazione tra l’ausilio tecnologico avanzato e la cura del Paziente hanno messo le basi per la definizione di nuove “aperture culturali”, tra le quali |’“Intelligenza Artificiale”.
Per noi addetti ai lavori si parla di un vecchio quid, infatti la sua data di nascita la si fa risalire al 1956 nella conferenza di Dartmouth organizzata da N. Rochester della IBM, dal matematico Mc Carthy e dal Neurologo e Matematico Marvin Minsky. Mi soffermo su quello che è stato l’imput primario del meeting, finalizzato a creare nuovi percorsi ed interazioni tra tecnologia, informazione, cibernetica, psicologia, informatica e marketing scientifico.
Il tutto coordinato da “nuove menti pensanti”, dotati di nuovi back ground cultura- li, basti pensare alla figura di Marvin Minsky “Medico, Neurologo e Matematico”.
A questo punto si impongono aperture culturali verso le nuove frontiere e, per quanto strettamente mi concerne, le necessarie competenze integrate in tema di Radiomica e Radio – genomica.
Allo stato dell’arte bisogna chiedersi se il continuo divenire non debba imporre un cambio di passo nella formazione de! medico del Futuro”, infatti, pur facendo formazione del “Medico del Futuro”, infatti facendo memoria, è necessario stare al passo con i tempi ed avere una “nuova vision” formativa prospettica.
Dobbiamo pensare a Medici che abbiano nel loro bagaglio culturale, oltre che le nozioni cliniche diagnostiche necessarie d’indispensabili, una forma mentis con expertise in tema di bioprintings, di data analysis, di machine learning, di robotica, di algoritmi in grado di pilotare l’intelligenza artificiale; il tutto deve essere sostenuto da un connubio tra industria, tecnologia e umanizzazione.
L’obiettivo e preparare Colleghi che possano essere i depositari di una “Medicina di Precisione” sostenuta sempre più dalla ricerca scientifica nella convinzione che quando si fermerà la curiosità scientifica il mondo non avrà più futuro.
A tal proposito in questi anni abbiamo imparato che “il provincialismo e l’autoreferenzialità” sono i principali nemici della cultura, i nostri Allievi devono proiettarsi in un mondo senza confini ed è compito di noi Maestri spingerli nei rapporti internazionali e nel lavoro in team.
In questo divenire vien da chiedersi se la relazione medico- paziente sia a rischio; la mia, modesta, opinione è “il rischio del contrario”, nel senso che, nel futuro, ci sarà una nuova interrelazione Medico Paziente, sostenuta dalla tecnologia e dall’innovazione e, se essa vuol essere salvaguardata, il Medico deve esser adeguatamente preparato al fine di poterla sostenere, e pilotare.
Nelle conclusioni riprendo la mia overture: “Medicina” deriva dal latino “Medeor – Mederi” che significa “curare, venite in aiuto, guarire, risanare”: salvaguardando questa etimologia e questi obiettivi primari, fermo restando che al centro del mondo medico ce il Paziente, confidando sull’Onesta Intellettuale dei Medici, il nostro Obiettivo Acca- demico è creare le condizioni per avere nuove professionalità,
proiettate alla gestione e al controllo delle innovazioni tecnologiche che, come prevedibile, sono imprevedibili.
- Maggio 4, 2021
- Alessandro Carriero