L’entusiasmo spesso è offuscato dalle notizie di malasanità. Da una ricerca bibliografica su Pub Med (1), digitando le “parole chiave” “medical malpractice”, sono emerse 640 pagine, per un totale di 12.079 segnalazioni in Letteratura, è come se il “Camice Bianco” fosse intaccato nel suo splendore. Ripercorrere le tappe storiche che hanno contribuito a far crescere la figura del Medico è un monito per essere degni Eredi dell’“Ars Medica”.
La professione Medica è una delle ambizioni più ricorrenti delle nuove generazioni. In Italia, secondo dati ministeriali, nel 2012 si sono iscritti al test in Medicina 68.296 studenti su un totale di 10281 posti disponibili con un rapporto di uno su sette circa. Questo dato è sconfortante soprattutto se lo leggiamo nella logica che in sei giovani su sette si infrange il “sogno” del “camice bianco”.
C’è da chiedersi perché il “camice bianco” ha affascinato e continua ad affascinare la Storia dell’Umanità: è solo la maggiore possibilità di un “posto al sole” dal punto di vista lavorativo o c’è dell’altro?
La Storia, da sempre, è l’unica custode delle Grandi Verità e così, tramite un breve excursus nei meandri, complessi, della Storia della Medicina, si può “svelare l’arcano” e cercare di spiegare perché il “camice bianco” ha un fascino irresistibile.
Il termine “Medicina” deriva dal latino “medeor – mederi” che significa “curare, venire in aiuto, guarire, risanare”. Volendo trovare uno spartiacque cronologico tra la medicina antica e la medicina moderna, il riferimento obbligatorio è l’anno 460 aC in cui le intuizioni di Ippocrate di Kos hanno posto le basi della Medicina Moderna (2).
La Medicina in “era pre-Ippocratica” era legata al mondo del soprannaturale ed era una commistione di pratiche teurgiche e filosofiche. Nella convinzione che le malattie fossero provocate da demoni maligni o che fossero la conseguenza di offese arrecate agli Dei, le cure consistevano in amuleti o riti magici e religiosi.
I primi segnali che la dipendenza Teurgica fosse in contrasto con il mondo della Medicina è venuta proprio dall’Olimpo, dove Esculapio era il Depositario della Medicina. Egli era un Dio “sui generis”, Figlio di Apollo fu allevato dal Centauro Chirone e per le sue straordinarie capacità di curare e di resuscitare i morti, sollevò l’ira di Zeus che lo colpì con un fulmine (3). In questo inciso storico si può leggere, senza mezzi termini, come vi fosse, da sempre, la convinzione che le malattie potessero essere curate.
Nella descrizione olimpica Esculapio viene raffigurato con un bastone sul quale si abbarbica un serpente; ed è proprio nel sillogismo del serpente e nella sua duplice capacità di togliere la vita tramite il veleno e di dare vita, sfruttando le proprietà da esso ricavate, si può intuire quella che poi è stata la rivoluzione Ippocratica.
Con la rivoluzione Ippocratica la medicina ha la sua prima e vera svolta: si instaura lo studio pragmatico della malattia, uno studio concentrato sull’evidenza clinica, del tutto svincolato dall’ambiente divino, si cercano le cause naturali che sono scatenanti le varie patologie e si rafforza la convinzione che la salute dipenda dal “modus vivendi” ed è proprio in questi concetti che si leggono, in maniera inequivocabile, le basi della “etiopatogenesi”.
Di fatto, la Teoria degli Umori descritta da Probo (4), discepolo di Ippocrate, rappresenta il primo tentativo di teorizzare nel suo complesso una patologia. Secondo questa teoria il nostro corpo sarebbe espressione della coesistenza di quattro umori (sangue, bile gialla, bile nera e flemma) che, se in equilibrio, condurrebbero alla salute (crasi), nel caso contrario alla malattia. Questa teoria era molto diffusa anche in epoca Pre-Ippocratica, ma con Ippocrate assume un valore scientifico. Grazie alla Scuola Ippocratica si inventa la cartella clinica, si teorizza la necessità di osservare i pazienti prendendo in considerazione l’aspetto “sintomi”, si teorizzano i concetti di “diagnosi” e “prognosi”. E’ ineluttabile che la figura del Medico Moderno è ormai delineata.
Nell’ operato di Ippocrate vi sono due aspetti fondamentali: il primo è l’intuizione della necessità della condivisione culturale e della trasmissione della conoscenza medica, il Corpus Ippocraticum rappresenta, di fatto, il primo Trattato di Medicina (4), il secondo è il valore che Ippocrate attribuisce al dialogo tra Medico e Paziente ed è questo ultimo aspettoil più bel dono che il Maestro della Medicina Moderna ha lasciato ai posteri.
Il Medico è, finalmente, diventato un osservatore pragmatico che basa la sua diagnosi su criteri scientifici, un uomo che aiuta i pazienti senza recare danno, che non tiene le sue conoscenze per sé ma la insegna ai suoi discepoli trattandoli come fratelli.
In questo quadro idilliaco, Platone, già nel 428 aC, è stato il primo a porre l’attenzione al problema della soggettività e della disponibilità pilotata, descrivendo che c’erano «due specie di quelli che si chiamano medici: i medici degli schiavi e i medici degli uomini liberi. I primi fanno come un tiranno superbo e tosto si scostano dallo schiavo malato, i secondi danno informazioni allo stesso ammalato e non prescrivono nulla prima di aver persuaso per qualche via il paziente, preparandolo docile all’opera loro». Ed in questa descrizione si può intravedere un approccio differente dei medici nei confronti dei diversi pazienti e, probabilmente, delle loro disponibilità economiche e/o del loro ruolo nella società.
Con il passar del tempo nel periodo post-Ippocratico proliferano le scuole di Medicina e cominciano i primi esperimenti, a tal proposito è storicamente indispensabile far riferimento a Galeno di Pergamo (129-216 dC) che è stato uno dei primi sperimentatori e ricercatori riconosciuti dalla storiografia. Sono infatti riportati i suoi esperimenti sugli animali: dalla legatura degli ureteri, alle dissezioni del midollo, agli studi sui nervi periferici sui gladiatori (5).
Il Medico post-Ippocratico è un uomo che ha come unico scopo la cura di altri uomini, ricevendone in cambio un obolo di riconoscenza, il tutto senza fine di lucro; fornisce egli stesso il “medicamentum”. Nasce la taberna medica che è sempre aperta per chiunque avesse bisogno ed il paziente è messo al centro della taberna, il medico non è più considerato un uomo onnisciente ma un uomo che cerca di aiutare gli altri.
Nel medioevo la medicina e la figura del Medico continuano a subire cambiamenti, in questa scienza si delineano due filoni: da una parte, la medicina teorica che è profondamente legata alla filosofia e che continua a seguire gli insegnamenti greci e latini, e dall’altra la chirurgia che è considerata una mansione da tecnici e non da scienziati. E’ il periodo in cui la medicina è influenzata dalla religione; nei conventi benedettini proliferano le coltivazioni di erbe mediche che insieme agli unguenti rappresentano il metodo terapeutico più utilizzato.
Come sempre succede nella Storia vi è un’alternanza di Gioie e Dolori, nel 1300 arriva dall’Asia la peste, il Medico si trova ad essere impotente contro il morbo, le ondate pestifere si susseguono per tre secoli mettendo in crisi l’intero impianto della medicina. La Peste diventa una patologia che coinvolge interi paesi ed interi popoli e gli organismi pubblici cercano di organizzarne in qualche modo la difesa. I Medici cominciano ad essere coinvolti in quella che diventerà una sanità organizzata di stampo moderno.
In questo periodo storico, il medico non si sente più onnipotente ed è nello stesso tempo spaventato e stimolato: il timore deriva dalla convinzione di lottare contro una malattia inguaribile mentre lo stimolo scientifico e culturale gli impone di cercare e trovare un rimedio.
Secolo dopo secolo, anno dopo anno, si arriva ai giorni nostri in cui il Medico è coadiuvato, nel suo lavoro quotidiano, dall’esperienza altrui (la Medicina Basata sull’evidenza) (6) e soprattutto dalla tecnologia. La tecnologia è un elemento che sta consentendo alla Medicina passi da gigante sia in termini diagnostici che terapeutici, basti pensare alle sempre più sofisticate tecniche di Imaging (Mammografia digitale, Tomografia Assiale Computerizzata, Risonanza Magnetica) (7) o agli interventi con guida Robotica.
Nel nostro excursus storico abbiamo visto come il Medico abbia attraversato diverse fasi di crescita ed il suo ruolo nella società sia cambiato e si sia evoluto con il tempo.
Da Ippocrate ai nostri tempi la figura del Medico si è andata delineando come un Uomo che deve essere alimentato da una grande forza di volontà, da un’estrema sensibilità, da un’illimitata disponibilità e che deve essere sempre pronto ad affrontare nuove sfide. Ippocrate, da buon Padre della Medicina, ha pensato a tutto anche a lasciarci un Testamento – Giuramento che è stato trasformato negli anni ma, se seguito con accortezza, rappresenta una guida sicura per poter “cucire” su misura il “Camice Bianco” senza paura di poterlo intaccare nel suo splendore.
Il Medico è stato forgiato nel tempo per lottare sempre contro qualcosa. Ieri lottava contro le credenze dell’empirismo, oggi si trova ad affrontare la corruzione della società e il declino della malasanità, ma, nei momenti difficili, la Storia della Medicina ci ha insegnato ad essere fiduciosi nei confronti della più bella ed antica professione del mondo.
“La mia Medicina nutre la speranza di incontrare gli occhi di chi soffre e di trasmettere un sorriso ed un raggio di sole; un grazie di cuore ad Ippocrate per aver cucito con dovizia e lungimiranza “il Camice Bianco”
Bibliografia
1) Risultati della ricerca “Medical Malpractice”. Disponibile sul sito http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=medical+malpractice
Disponibilità verificata in data 3 luglio 2013.
2) Alberto Jori. Medicina e medici nell’antica Grecia. Saggio sul “Perì téchnes” ippocratico. Bologna-Napoli: il Mulino editore, 1996.
3) Hart Gerald. Asclepius: The God of Medicine. London: Royal Society of Medicine Press, 2000.
4) Schiefsky Mark. Hippocrates: On Ancient Medicine. Leiden: Brill, 2005.
5) Dunn P. Galen (AD 129-200) of Pergamun: anatomist and experimental physiologist. Arch Dis Child Fetal Neonatal 2003; 88(5): 441-443.
6) Sackett David. La medicina basata sulle evidenze come praticare ed insegnare l’EBM. Torino: Centro Scientifico Editore, 2003
7) Cittadini Giorgio, Cittadini Giovanni, Sardanelli Francesco. Diagnostica per Immagini e Radioterapia. 6° Edizione. Genova: ECIG, 2008
- Marzo 25, 2020
- Alessandro Carriero


